Il sito di stoccaggio di ecoballe di Taverna del Re sorge al confine tra i municipi di Giugliano (NA) e Villa Literno (CE). Con i suoi 130 ettari di estensione è il sito di stoccaggio di rifiuti imballati più grande della Campania [1]. Al suo interno sono accatastate tra le 6 e le 7 milioni di ecoballe da una tonnellata ciascuna, accumulate in diversi momenti della lunga “emergenza rifiuti” regionale [2]. Instaurato nel 2001, il sito è stato progettato per ospitare temporaneamente fino a 4 milioni di tonnellate di CDR (combustibile derivato da rifiuti) mentre veniva costruito l’inceneritore di Acerra, dove, secondo il progetto di FIBE – Impregilo, il CDR sarebbe stato bruciato. L’opportunità di accumulare il CDR prima dell’ultimazione dei lavori dell’inceneritore è stata garantita alla FIBE – Impregilo nel 1998 dal Commissario straordinario all’emergenza (e all’epoca presidente delle Regione) Antonio Rastrelli, il quale aveva ricevuto pressioni in tal senso dall’Associazione Bancaria Italiana (ABI), finanziatrice del progetto di FIBE [3]. In origine, il bando per la gestione del ciclo dei rifiuti in Campania imponeva di bruciare fuori regione il CDR prodotto prima dell’entrata in funzione dell’inceneritore, come specificato nell’Ordinanza Napolitano 2774/98 che stabiliva i criteri del ciclo rifiuti da attuare. Tale misura intendeva prevenire l’accumulo di rifiuti in siti di stoccaggio provvisorio. La preoccupazione delle banche finanziatrici del progetto era però di massimizzare i ritorni del loro investimento in project financing, tramite i profitti derivanti dal “recupero energetico” delle ecoballe. In Italia (contrariamente alla leggi europee) l’incenerimento di rifiuti godeva di ingenti finanziamenti derivanti dagli incentivi pubblici allo sviluppo per le energie rinnovabili e assimilate, come stabilito dalla delibera del Comitato Interministeriale Prezzi del 29 aprile 1992 [4]. La distorsione del progetto iniziale a favore di banche e impresa costruttrice è all’origine dell’accumulo di ecoballe in decine di siti della Campania e dei numerosi blocchi del ciclo di gestione. Tra il 2001 e il 2008, nel sito di Taverna del Re sono state stoccate tra le 6 e le 7 milioni di ecoballe. Nel 2007 però, a causa delle condizioni ambientali delle aree, si è stabilito di non localizzare più in diversi comuni campani tra cui anche Giuliano siti di smaltimento finale di rifiuti [5].
Nel 2008 è stato raggiunto un accordo fra il Commissario straordinario e il sindaco di Giugliano per fermare i conferimenti, ma il 28 ottobre 2010 il sito è stato riaperto a seguito di un’ordinanza del presidente della regione Campania [6].
Nel 2007, il giudice Rosanna Saraceno, su richiesta dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, ha disposto il sequestro delle ecoballe contenute in otto siti di stoccaggio in Campania, tra cui Taverna del Re. Analisi di laboratorio avevano dimostrato che le ecoballe prodotte negli impianti CDR di FIBE non rispettavano i criteri di composizione chimica stabiliti per legge: si trattava infatti di immondizia triturata e non di CDR. Inoltre il giudice ravvisava profili di illegittimità nei rapporti tra struttura commissariale e impresa vincitrice dell’appalto [7]. Tali indagini facevano parte del processo Impregilo – Bassolino, terminato nel 2013 con l’assoluzione degli imputati [8]. Secondo le dichiarazioni rilasciate a fine 2008 dal collaboratore di giustizia Emilio Di Caterino, l’intero sito nella parte di Villa Literno è stato gestito dal boss dei casalesi Michele Zagaria: dagli affari relativi alla fornitura del cemento per la costruzione della piazzola a quello dei trasporti delle ecoballe che vi venivano ammassate [9]. Le proteste della popolazione locale, e degli amministratori municipali, nei confronti del sito si sono succedute a partire dalla sua apertura. L’accumulo di ecoballe è stato fin da subito inquadrato dai comitati locali e regionali Campani in lotta contro il piano rifiuti del governo come una pratica motivata da interessi economici. Le proteste si sono acuite in concomitanza con le riaperture del sito dopo che ne era stata assicurata la chiusura, nel 2008, e tra ottobre e novembre 2010, concretizzandosi in blocchi dei conferimenti, occupazioni di snodi autostradali e ordinanze del comune. Nell’agosto del 2013, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il bando per la realizzazione del termovalorizzatore di Giugliano in cui devono essere bruciare le ecoballe stoccate in Campania, tra cui quelle di 'Taverna del Re' [10][11]. Con decreto Presidente della regione Campania n. 55 del 27 febbraio 2012, l’ingegnere Alberto Carotenuto è stato nominato commissario straordinario per la realizzazione dell’inceneritore e appronta un bando in cui il costo dell’investimento richiesto è di 316 milioni di euro per un impianto con capacità di 40.000 t/a [5][10][12]. La pressione su governo nazionale e regionale per risolvere la questione delle ecoballe di Taverna del Re deriva dalla multa che l’Unione Europea ha comminato all’Italia per la disastrosa gestione dei rifiuti urbani. I comitati ambientalisti e la coalizione regionale “Stop Biocidio” si sono opposti a soluzioni per Taverna del Re che contemplino l’incenerimento: la situazione di attuale contaminazione diffusa del territorio tra Giugliano e Villaricca per la presenza di almeno 40 tra discariche legali e illegali, e gli effetti sanitari allarmanti di elevati indici di mortalità e malattia, sono sottolineate dagli attivisti come condizioni sufficienti per impedire ulteriori carichi ambientali a danno delle comunità residenti.
Nell'Agosto 2015 tramite l'Allegato "Possibili filiere di intervento per la valorizzazione dei rifiuti stoccati in balle in Regione Campania" veniva spiegato il metodo indicato dalla Regione Campania per l'eliminazione delle ecoballe [13][ 14], a seguito della sentenza di condanna da parte dell'Europa nei confronti del nostro paese per l'emergenze rifiuti in Campania. Il piano, specificando la volontà da parte della regione di evitare la costruzione di nuovi inceneritori, proponeva tre filoni d'azione da seguire contemporaneamente:
1) L'incenerimento fuori regione (sul territorio nazionale o internazionale) del 12% delle balle stoccate.
2) Il recupero di materia per mezzo dell'Impianto di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti di Giugliano del 42% delle balle. Prevedendo in questo modo il recupero di materiale riutilizzabile e l'utilizzo della parte residuale per la ricomposizione funzionale di cave dismesse sul territorio regionale.
3) Il potenziamento dell'impianto STIR di Caivano procedendo con il miglioramento della linea di trattamento grazie all'introduzione di un trituratore e di macchine per il recupero di materiali. Le parti residuali, in questo caso, verranno utilizzate per costituire il CSS (Combustibile Solido Secondario) da utilizzare in impianti di trattamento termico, cementifici e centrali elettriche presenti sul territorio nazionale ed internazionale.
In particolare nell'impianto di Giugliano dovevano essere trattate le 2,3 milioni di tonnellate di balle depositate a Taverna del Re [13].
A fine Dicembre del 2015 veniva pubblicato il Bando che prevedeva l'assegnazione di 8 lotti per la rimozione di ottocentomila tonnellate di ecoballe ed il termine ultimo veniva fissato a Febbraio [15]. I lavori per la rimozione delle ecoballe a Taverna del Re sono iniziati a Maggio del 2016 ma, a tre mesi dall'inizio, il responso documentato dai dati del monitoraggio a uso interno svolto dalla struttura istituita dalla Regione rivela che in novanta giorni è stato rimosso l’uno per cento delle ecoballe presenti nei 5 lotti appaltati [16]. Ad Ottobre 2016 invece è partito il primo container di ecoballe verso l'estero, in Portogallo [17].
A Marzo 2017 nella notte tra il 18 e il 19 la discarica è andata in fiamme. Si tratterebbe di un incendio doloso legato ad attività criminali [18].
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