La valle del Mis è un bacino idrico creato nel 1962-1964 con una diga appartenente all’Ente Nazionale italiano per l’Energia Elettrica (ENEL). Leggi tutto...La sua funzione è prelevare acqua dal fiume Mis, che scorre entro i confini di un parco naturale nazionale, il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Le montagne delle Dolomiti sono state dichiarate patrimonio mondiale dall’Unesco nel 2009. Tuttavia, lo scorso anno, il gruppo Valsabbia energia (Eva) ha proposto di costruire un nuovo impianto idroelettrico a monte del lago, allo scopo di sfruttare il modesto flusso d’acqua prima che questo arrivi dentro il bacino. L’azienda, il cui presidente è Enrico (Chicco) Testa – ora presidente anche del gruppo lobbistico pro-nucleare Forum Nucleare Italiano – promuove il progetto di costruzione di questo impianto con il sostegno dell’Autorità del Parco e della Regione Veneto, anche se la legge italiana non dovrebbe permetterlo. La legislazione del parco infatti vieta queste infrastrutture a causa del fragile equilibrio dell’ambiente montano. Inoltre una parte dei lavori di costruzione sono stati fatti su terreno pubblico (per uso civico) senza alcuna autorizzazione legale e causando problemi di deforestazione. Poiché la costruzione è già stata avviata, le organizzazioni locali si sono mobilitate e hanno intentato una causa presso il Tribunale Nazionale dell’Acqua. Questo Tribunale, che ha sede a Roma, ha emesso una curiosa ordinanza in cui conferma l’autorizzazione alla Valsabbia considerando i progetti idroelettrici come attività economica tradizionale nell’area e consentita entro i confini del parco nazionale. Associazioni locali (Ejos locali) hanno fatto ricorso contro questa ordinanza presso la Corte di Cassazione, la quale ha infine deliberato di fermare il progetto nel novembre del 2012. La decisione ha confermato un principio importante, secondo cui l’ambiente e gli ecosistemi fluviali sono prioritari quando si considera qualsiasi attività all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. In un primo momento Valsabbia energia ha cercato di cooptare le associazioni locali (Ejos locali), offrendo denaro e minacciandole con la richiesta di risarcimenti di straordinaria entità. Dopo la sentenza della Corte di Cassazione, l’azienda ha chiesto 34 milioni di euro di risarcimento alle Autorità del Parco e alla Regione Veneto che avevano concesso l’autorizzazione illegalmente. Tuttavia le associazioni locali (Ejos locali) sono determinate a impedire che sia versato denaro pubblico all’azienda come risarcimento e ad assicurare che solo i responsabili siano costretti a pagare. Al momento la diga è costruita solo in parte, ma la deforestazione è già in atto, le condutture per l’acqua sono state sistemate molti metri sotto la strada e nessuno si preoccupa di ripulire il sito di costruzione e di rimuovere materiali pericolosi (come batterie, ecc.). Associazioni locali (Ejos locali) stanno discutendo sul da farsi a proposito della diga. Alcuni sono per la demolizione, altri propongono di lasciarne intatte alcune parti a testimonianza della battaglia vinta. Grazie a queste e ad altre mobilitazioni locali, a luglio 2013 il comitato locale di Belluno Acqua Bene Comune ha presentato un reclamo alla Commissione UE contro lo Stato Italiano, la Regione Veneto, la Provincia di Belluno e l’Autorità di Bacino dei fiumi dell’Alto Adriatico, denunciando il super-sfruttamento dei fiumi di montagna per l’energia idroelettrica. (Vedi meno) |